La testimonianza dei vissuti di una psicoterapeuta all’inizio della pandemia illustra l’angoscia generale provocata dalla comparsa del virus SARS-COV-2, che ha richiesto un adattamento immediato della pratica psicoterapica e psicoanalitica. La profonda insicurezza esistenziale conseguente alla pandemia perdurante ha modificato la tecnica terapeutica in maniera permanente tendendo conto della convergenza tra socioculturale e intrapsichico. Le conseguenti riflessioni teoriche evidenziano un’apertura verso una flessibilità maggiore in cui l’unicità dell’incontro tra analista e paziente risulta sempre più centrale.