Fosca è un romanzo di I.U. Tarchetti, esponente della Scapigliatura milanese. Incompiuto per la morte dell'autore, fu completato dall'amico Salvatore Farina. Narra la storia d'amore tra un giovane ufficiale dell'esercito e una donna intelligente, sensibile ma bruttissima e ammalata. È evidente lo stravolgimento del cliché sentimentale romantico (lui bello, onesto e coraggioso, lei giovane, bellissima e pura), ma in più c'è il tentativo di un'analisi materialistica del sentimento amoroso, addirittura da un punto di vista clinico. L'opera rappresenta una forte rottura con il panorama narrativo dell'epoca (i primi anni dell'unità d'Italia) dominato dall'esempio di Manzoni, si sente inoltre l'influsso di Baudelaire e, attraverso questo, di E.A.Poe. Tarchetti segue anche l'esempio del Naturalismo, soprattutto di Zola, evidente nella presentazione dell'amore come malattia fatale. Lo stile è discontinuo, mentre la struttura narrativa è lineare e percorre una climax da tragedia. Notevole è l'ambientazione sia esterna (paesaggi lividi e vuoti), sia interna (l’ambulatorio medico della caserma che è, paradossalmente, il luogo degli incontri amorosi).